domenica 2 novembre 2008

RIFORMA GELMINI - SCHEDA INFORMATIVA

Riceviamo da parte dell'On. Marco Zacchera e volentieri pubblichiamo.

VERSO UNA SCUOLA RINNOVATA E COMPETITIVA

La Riforma scolastica indetta dal Ministro dell’Istruzione, On. Mariastella Gelmini, ha come obiettivo il rinnovamento di un sistema di formazione che, nel suo complesso, non è più in grado di rispondere alle esigenze formative dei giovani di una Nazione competitiva come l’Italia. Il continuo investimento di risorse non bilancia la qualità della nostra scuola che rasenta i livelli più bassi della media europea. Oggi il nostro Paese ha bisogno di una politica lungimirante ed attenta al futuro che sappia diffondere un sapere attingibile a tutti, senza il rischio di incorrere nel tragico errore di formare generazioni di studenti titolati ma con un grado di conoscenza civile e culturale sempre più teso ad un drammatico omologamento verso il basso.

DATI STATISTICI ALLA MANO

Livello di preparazione e raggiungimento dei titoli di studio
● 17% dei Laureati tra i 25 e i 34 anni di età contro una media del 33% dei 25 paesi più industrializzati. L’Italia si colloca al di sotto di paesi in via di sviluppo come Cile e Messico.*
● 15% in meno di diplomati rispetto alla Grecia e 5% in meno rispetto alla Slovenia*
● I giovani di 15/16 anni hanno il più basso livello di preparazione in tutta Europa in materie scientifiche e lingue straniere.*

Spese per la Scuola
● Il 3,5 % del PIL del nostro Paese è investito in Spese per la Scuola, all’incirca in media con Francia e Germania, nonostante ciò l’Italia è agli ultimi posti per qualità.*

Spese studenti pro capite
● 5.710,00 €: 1000,00 € in più di Germania e Gran Bretagna e 500,00 € in più della Francia, contro i 4623,00 € della media dei paesi europei.*

Stipendi annui degli insegnanti
● 30.000,00 € pro capite contro i 50.000,00 € di paesi quali la Germania e, più in generale, contro i 38.000,00 € della media europea.*

In Italia ci sono troppi insegnanti e mal pagati, ciò è dovuto al minor numero di ore di lavoro effettuate e al rapporto numerico insegnante-studenti
● Gli insegnanti italiani lavorano 735 ore contro le 812 della media europea.*
● Rapporto insegnante-studenti pari a 1 ogni 9, contro la media europea di 1 ogni 12-14.*

È utile ricordare che negli ultimi 10 anni la spesa per l’Istruzione, di cui il 97% è investito in stipendi per il personale scolastico contro l’81% dei paesi europei, si è innalzata del 30% (ca. 10 miliardi) senza condurre ad alcun miglioramento.
In Italia si investe soltanto il 3% contro una media europea del 20, in strutture scolastiche e formazione.

* Dati OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel rapporto annuale sull’istruzione.

RIFORMA GELMINI - decreto-legge n. 137, 1 settembre 2008

1. REINTRODUZIONE DEL MAESTRO UNICO E TEMPO PIENO (art. 4)
Il provvedimento è essenzialmente dettato da un’esigenza pedagogica: il maestro verrà reinvestito di quel ruolo di guida e punto di riferimento che gli è proprio. Sarà cosi possibile contravvenire all’anomalia tutta italiana dell’insegnamento spezzato in moduli alle elementari. Il tempo pieno non verrà intaccato, altresì, attraverso la redistribuzione delle risorse, le famiglie avranno la possibilità di scegliere l’orario a loro più confacente tra le 24, 27, 30 ore settimanali o il tempo pieno.

2. DISCIPLINA DI “CITTADINANZA E COSTITUZIONE” E VOTO DI CONDOTTA (artt. 1-2)
La scuola deve assolvere prima di tutto al suo compito educativo ad ampio spettro. È necessario che gli italiani abbiano una “religione civile” in cui riconoscersi, base del vivere sociale, del rispetto della Legge e delle regole. A complemento di ciò il giovane deve venire educato, e quindi valutato, anche nella sua condotta morale e civile: obiettivo raggiungibile con il ripristino del voto in condotta.

3. VALUTAZIONE ESPRESSA IN DECIMI (art. 5)
In un’ottica di semplificazione la votazione con giudizio numerico dall’1 al 10 permetterà all’insegnante di fornire un metodo di comunicazione preciso e funzionale, esente da interminabili giri di parole, ed immediatamente comprensibile dall’alunno e dal genitore.

4. LIBRI DI TESTO O FENOMENO DEL “CARO LIBRO” (art. 5)
Il dirigente scolastico dovrà verificare che il corpo docente adotti libri presso Case Editrici che si impegnino a mantenerne invariato il contenuto per un quinquennio e che, in caso di eventuali aggiornamenti, predispongano appendici vendibili separatamente in modo da mantenere il costo dei testi scolastici all’interno del tetto massimo di spesa stabilito dal Ministero.

5. AGGREGAZIONE AMMINISTRATIVA DEGLI ISTITUTI SCOLASTICI MINORI, ubicati in montagna o in piccole isole (Legge 133, art. 64)
Viene attuata la legge 59/98, o Legge Bassanini, sul regolamento dell’autonomia scolastica dell’allora Governo D’Alema. È necessario aggregare le “miniscuole”, alcune con meno di 50 alunni, e, soprattutto, unificare gli uffici di Presidenza in istituti con meno di 500 allievi. In questo modo l’offerta scolastica rimarrà invariata anche nelle zone più isolate ed il funzionamento amministrativo sarà garantito in rete con la predisposizione di uffici comuni sul territorio.

L’ISTRUZIONE VISTA DA “SINISTRA”: GLI ANNI DELLE RIFORME E DEI TAGLI ALLA SCUOLA

1998 – Governo D’Alema
Nel 1998 l’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema prevedeva, al fine di tagliare inutili spese dell’Istruzione, una riduzione del personale scolastico pari al 4% in tre anni: il risultato fu un’improbabile impennata delle assunzioni pari al 6% in controtendenza con quella che era l’effettiva richiesta anche a rigore del calo del numero di studenti.

2007 – Governo Prodi
Lo scorso anno il Ministro dell’Istruzione in carica, On. Giuseppe Fioroni, redigendo il Libro Bianco sull’istruzione, sottolineava allarmato che:
- le ore di insegnamento alle Primarie venivano pagate almeno due volte;
- l’elevato grado di analfabetismo funzionale della popolazione adulta;
- l’anomalia del rapporto studenti-insegnanti rispetto alla media OCSE.
In conseguenza, procedeva, senza che sostanzialmente nessuna critica venisse sollevata da parte dei Sindacati Scolastici, ad un taglio del personale scolastico pari a 20.000 unità.

La necessità di ridurre le spese relative all’istruzione consentendo una migliore redistribuzione delle risorse professionali non è perciò una novità, la novità semmai è mettere in pratica ciò che si annuncia. La riforma Gelmini prevede nei prossimi 3 anni un passaggio da 1 milione e 300mila unità, ora impiegate nelle scuola pubblica, ad 1 milione e 200mila in modo da sopperire comunque alla richiesta formativa, corrispondere retribuzioni adeguate agli standard europei e riservare parte delle spese a favore di investimenti.

UNA RIFORMA PREMIANTE (art. 64 Legge 133)

L’ultimo mito da sfatare è il tema dei famigerati tagli di finanziamenti all’Istruzione. I dati pubblicati alla voce “Istruzione scolastica” relativi al “Bilancio e Finanziaria 2009” prevedono, per l’anno 2009, addirittura un incremento delle risorse finanziarie stanziate.

Bilancio 2008 – Governo Prodi: 41.463,4 milioni di euro
Assestamento 2008 – Governo Berlusconi: 43.120,0 milioni di euro
Previsione 2009 – Governo Berlusconi: 43.776,6 milioni di euro

I maggiori aumenti sono riscontrabili nell’Istruzione Primaria, + 462,00 milioni di euro, e nell’Istruzione Secondaria di II grado, + 2218,8 milioni di euro.
I ridimensionamenti previsti per il triennio 2009-2011, inoltre, permetteranno di premiare coloro che, tra i docenti, più si sono distinti: sarà stanziato infatti un bonus annuale di gratifica dell’entità di un minimo di 5.000,00 € ad un massimo di 7.000,00 € già a partire dal 2010.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nel discorso di apertura dell’anno scolastico 2008-2009 ha affermato che “occorre un contenimento della spesa per la scuola, nessuna parte sociale o politica può sfuggire a questo imperativo […] Per avere un’Italia migliore abbiamo bisogno di una scuola migliore. Non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente”.

Lo stesso Walter Veltroni, leader del PD ha affermato in una recente intervista radiofonica che “il sistema scolastico italiano fa acqua da tutte le parti”.

A conclusione, risulta ingiustificabile il sollevamento popolare di questi giorni frutto di una campagna di disinformazione divulgata in malafede dall’opposizione.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Sì però il buon Zacchera non dice che, anche volendo, i docenti non possono lavorare di più. Non dice, poi, che la scuola è la valvola di sfogo di molte criticità italiane: il Sud senza lavoro, l'errato orientamento professionale dei singoli (più voglia di essere comunicatori -disoccupati- che idraulici), i senza lavoro o con problemi psichici e sociali che diventano bidelli senza concorso, il personale tecnico che può diventare buono per una cosa -un anno- e per un'altra l'anno dopo, alla faccia della professionalità. Gettano in faccia alla Scuola del fango, non per voler aiutare a migliorare, ma solo per risparmiare. E i loro privilegi di casta, perché non li toccano? I finti concorsi per portaborse non li scandalizzano? La protesta sarà pure faziosa, ma doverosa. Però bisogna andare oltre, risolvendo i problemi...

Anonimo ha detto...

sarebbe utile che chi protesta oltre a protestare che è legittimo, proponesse invece di dire solo no e sempre no.

Anonimo ha detto...

Sono l'anonimo precedente. E mi rivolgo all'anonimo due: la tua osservazione è superficiale. Tutti, infatti, hanno proposto e qualcuno ha anche fatto. La storia della scuola non è di immobilismo. Se adesso c'è da risparmiare ce lo dicano e non si nascondano dietro alla storia che la scuola è allo sfascio, perché non è vero. I problemi ci sono: ma dove non ci sono? Funziona forse meglio la Provincia (le Province), la Regione (le Regioni)... le banche? E poi mandano avanti una che ha preso "i voti" di avvocato a Reggio Calabria, perché era più facile... Stiamo a vedere. Ciao

xd ha detto...

un saluto a tutti gli anonimi per cominciare...
i problemi ci sono, giusto.
ci sono dappertutto, giusto.
cominciamo da qualche parte a sistemare qualcosa o siccome sono da tutte le parti non facciamo nulla?

la mia osservazione sarà anche superficiale, ma il tuo ragionamento non è certo profondo.

Anonimo ha detto...

Un vicino di casa, anziano contadino semianalfabeta, mi diceva (parlo degli anni'60, quando ancora viaggiavano i triceratopi sulle sponde del lago) che se si vuole che gli alberi diano frutti vanno potati, ma ramo per ramo, scegliendo e valutando. Se invece decidi di tagliare indiscriminatamente tutto quello che è più alto di un metro e sessantotto, non fai che danni. Ho la sensazione che la riforma Tremonti/Gelmini assomigli più a questo secondo caso che al primo e sono molto preoccupato. Onestamente capisco molto bene insegnanti, studenti e genitori, pur non appartenendo a nessuna di queste categorie, e mi permetto di osservare
1) che se tagli la scuola pubblica poi non puoi andare a sostenere le scuole private (coerenza, porca puzzola!)
2) che tagliare i fondi alla scuola e alla cultura è come bombardare il presepe, una bella vigliaccata. Ed è inoltre un'azione che sarà pagata con gli interessi tra pochi anni.
Scuola e cultura sono investimenti sul domani della nostra società, ma tanto c'è al governo chi afferma che nel medio periodo saremo tutti morti e del lungo chi se ne frega.
Sono preoccupato. Se dovevano cominciare da qualche parte, perché proprio dalla scuola? E perché privatizzare l'acqua? E perché aiutare un gruppetto di industriali a mettersi in tasca Alitalia per due lire? E perché dare soldi alle banche che hanno amministrato male i capitali loro affidati? Non era il mercato a doverle punire in un sistema capitalistico? O il mercato è solo una comoda scusa?
Basta! Scusate, troppe domande.
Domenico Brioschi